Cos'è
(abbonamento turno A)
“Il nostro Otello è ispirato a Pasolini, e rivive all’interno di una compagnia matura, consumata dai palcoscenici e dal tempo, che sulla scena insegue fantasmi. C’è un nuovo monnezzaro, che ricorda il portiere di Macbeth e che, da custode dell’inferno, veste i panni del demoniaco Iago: sotto gli occhi degli spettatori si svela un meccanismo teatrale comico e grottesco, feroce e cattivo. È la corte dei miracoli che spalanca le porte della tragedia del Moro di Venezia e della bella Desdemona: tragedia surreale e ridicola, fatta di tradimenti, sospetti e gelosie. Dove non ci sono buoni né innocenti, solo piccoli infami, approfittatori e personaggi incapaci di resistere alle tentazioni: un universo cupo, infelice, astioso, capace solo di vendette, soprusi e tanta sciocchezza.
Una riscrittura secca, che ha perso molta della poesia originale, in nome della schiettezza della lingua e della stupidità capricciosa dei protagonisti, che di eroico non hanno più niente, o quasi, se non le lacrime disperate verso le quali tutto – come sempre – tende. ”
Francesco Niccolini
“Nella tragedia di Otello, Iago, straordinario demiurgo della scena, non si accontenta di uno spettacolino da incastrare fra due dialoghi come fa Amleto per smascherare l’assassinio del re suo padre, ma spinge la sfida creativa oltre la mimesi e compie il miracolo, rendendo reale ciò che reale non è. Gigante
umanista, Iago conosce l’uomo meglio di tutti, è regista capace di profondissima maieutica e maneggia gli strumenti magici del Teatro con la maestria di un altro Prospero. In questo caso, il Teatro è teatro dei pupi — forse la nostra versione più vera? — ma purtroppo o per fortuna i fili sono recisi, non corrono più verso l’alto e il cielo come quello di Euripide è muto e vuoto, forse abbandonato per sempre.
In assenza di una qualche divinità creatrice – e riparatrice – ci si arrangia da soli con un guardiano portiere, incatenato a un teatro, teatrino, teatrone che a ogni bussata accoglie una compagnia e una storia nuova, una fabula da recitare, illuminare e cantare. Circondato da fondali di finte venezie, quinte di finti palazzi, tramogge di finte nevicate, Iago – per amore di Desdemona o per amore del Teatro chissà – allestisce un labirinto, quello della mente del Moro in cui finte parole accendono passioni vere, che portano dritte a epiloghi di morte; e ancora una volta vince la parola, il verbo, il logos, che squarciano il cielo come tuoni, fulmini e saette che traversano la scena inseguendosi vorticosi nel vento…”
Emanuele Gamba
Giuseppe Cederna è al suo debutto sul palcoscenico del Teatro Garibaldi
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